venerdì 14 agosto 2009

Buon Ferragosto


Un post toccata e fuga per augurare a tutti un Buon Ferragosto.

E per lanciarvi una sfida.

Questi giorni osservate tutto quello che succede accanto a voi, andate alla ricerca di una storia da raccontare...

Aspetto di leggerla ;-)

A presto!

Davide

4 commenti:

MargyeRyba ha detto...

Ciao David....io non mi muovo da casa per problemi di salute e anche finanziari, non posso scrivere quindi quello che vedo attorno a me, però proprio in questi giorni ho scritto un pezzo di fantasia che non è legato alla descrizione di un luogo ma ad uno stato interiore , se mi dici che va bene lo stesso, io te lo mando.

Davidegs ha detto...

Ma certo
incollalo direttamente qui come commento ;-)

giusi ha detto...

Magda osservava i suoi piedi che affondavano nella sabbia bagnata. Le procurava una piacevole sensazione, la rena indurita dall’umidità che alleggeriva il peso del suo corpo appesantito dalla precoce menopausa. Esaminava il movimento del mare e rifletteva su quanto quel andare vieni delle onde assomigliasse al movimento del dare e ricevere. Le onde, pensava, arrivano sulla spiaggia per depositare il contenuto del mare e quando si ritirano, prendono ciò che trovano sulla riva, senza esclusione, mentre noi selezioniamo ciò che dobbiamo dare e prendere, scegliamo meticolosamente ogni regalo immedesimandoci sulla persona che dovrà riceverlo, per dare piacere, allo stesso modo quando riceviamo, siamo compiacenti e abbozziamo un sorriso anche quando ciò che riceviamo non è di nostro gradimento. Il mare, rifletteva, non ha dilemmi segue il suo ritmo naturale e non si preoccupa delle conseguenze delle sue azioni.
Nel silenzio del crepuscolo Magda ascoltava i suoi pensieri, lo scroscio cadenzato delle onde accompagnava il suo cammino lungo la riva, si era concessa una pausa di riflessione allontanandosi dal trambusto della città e da Ines, sua figlia, aveva bisogno di riflettere, di fare spazio nella sua quotidianità divenuta scontata. Quarant’anni erano il tempo dei bilanci. Il sole, ormai scomparso all’orizzonte, regalava gli ultimi bagliori della sua aurea, col rosso accarezzava ogni cosa, allontanandosi disegnava nel mare la scia effimera del suo passaggio, il mare avrebbe cambiato il suo colore.

giusi ha detto...

C’era stato un tempo in cui la sua linea d’orizzonte esistenziale era talmente lontana che non riusciva a percepirla, si svegliava carica di energia con mille progetti da realizzare, tutto reputava meraviglioso e speciale, come i raggi del sole che le accarezzavano il viso al risveglio, il tepore delle lenzuola, lo stiracchiarsi dei muscoli, il caffè a letto, Ines che correva ad abbracciarla, sentiva scorrerle l’energia vitale e ne era elettrizzata.
L’angoscia dimorava nella sua mente offuscandole i pensieri. In lei oramai era la consapevolezza del cambiamento improvviso che avrebbe potuto in qualsiasi momento trasformare la sua vita. Tutto ciò che le appariva lento nel tempo di un istante, poteva accelerare e mutare, insomma l’esistenza, che aveva la consistenza della quotidianità, poteva di un tratto trasformarsi in non vita, morte o malattia, ciò le dava inquietudine aveva trasformato i suoi punti di riferimento, demolite le certezze, si sentiva insicura e nessuna tranquillità le apparteneva, per questo era andata al mare, perché attraverso un contatto forte con gli elementi della natura sarebbe stato possibile sopportare tanta pesantezza.
Accettare il farsi degli eventi, come sughero galleggiare sulle emozioni e non esserne travolta, allo stesso modo del mare seguirne i movimenti, acconsentire a poter ferire ed essere ferita, in fondo cosa percepiamo noi, si domandava, di ogni singolo evento? Il risultato ci appare tutt’uno, difficile cogliere la frammentarietà, comprendere che un evento può essere la somma di minuscole schegge intrecciate di momenti, che la mia singola vita possa appartenere al fluire dell’esistenza, che ciascuno incarna il proprio ruolo e risponde e un disegno non suo, per quanto sconvolgente e impossibile da accogliere, essa possa appartenere al significato dell’essere realtà, rabbrividiva a quei pensieri tanto lontani dalla concretezza, ma aveva bisogno anche di questo, del farneticare sul suo intimo senso della vita.