mercoledì 4 giugno 2008

Trucchi e sfida di... intervista con Simone Ghelli

Una nuova intervista, un nuovo scrittore giovane e grintoso; sto parlando di Simone Ghelli, all'attivo due libri e diversi racconti.

Conosciamolo insieme attraverso questa intervista.

D: Ciao Simone! Entriamo subito nel vivo delle domande: come è nata la tua passione per la scrittura?
R: La mia passione per la scrittura nasce dopo quella per la lettura, che mi ha preso sin dalla tenera età, quando la maestra delle elementari mi premiò per esser stato l'alunno che aveva letto più libri della biblioteca durante l'anno scolastico. Quel premio era il libro "Ventimila leghe sotto i mari" di Jules Verne.
La passione per la scrittura è arrivata molto più avanti. Non sono stato uno scrittore precoce, anzi. Il mio primo racconto (che avesse per me un senso compiuto, intendo) l'ho scritto che avevo già vent'anni. Forse è per questo che ancora oggi credo che per essere dei buoni scrittori si debba essere innanzitutto dei buoni lettori.

D: Il tuo primo racconto, di cosa parlava?
R: Il mio primo racconto s'intitolava "L'attesa". Parlava di due amici che hanno un appuntamento in un parco, ma uno di loro ritarda. La storia si chiude su un colpo di pistola che induce il ragazzo che sta attendendo ad andarsene. Si doveva insomma capire che queste due persone avevano un appuntamento per combinare qualcosa (un attentato? una rapina?), ma il piano va storto. Mi è sempre piaciuto giocare con le attese del lettore, creare delle atmosfere che lo spingano ad aspettarsi qualcosa che poi non si avvera. L'idea di questo racconto è poi confluita nel finale di un mio romanzo, ancora inedito, che s'intitola "L'anima del mondo è povera".

D: Giocare con le attese del lettore... Da dove nascono le tue idee, gli spunti e i colpi di scena finali?
R: Le idee fioriscono continuamente nella mia testa, ma ho così poco tempo che fanno la fine di quei frutti che cadono a terra maturi senza che vi sia una mano pronta a raccoglierli. Questo per dire che la vita che conduciamo ci ruba molto di quel tempo che uno scrittore dovrebbe riservare alla propria pratica. Comunque mi lascio influenzare da molte cose. Dalle persone e dai luoghi che vedo innanzitutto, ma anche dalle immagini di un film, senza contare tutti i mondi che mi si aprono leggendo i libri degli altri. Quanto ai colpi di scena, mi ripeto: ciò che conta è creare delle aspettative, un po' come fanno le musiche in un thriller, che servono ad aumentare la tensione insieme ai tagli di montaggio... senza tutto ciò, l'immagine finale in sé non farebbe la stessa impressione...

D: Hai qualche posto particolare in cui scrivi o in cui ti senti più ispirato? Qualche gesto scaramantico? Una musica di sottofondo...
R: Tendenzialmente preferisco scrivere a casa sul mio pc, senza gesti scaramantici particolari. Quanto alla musica di sottofondo, dipende dalle giornate. Di solito preferisco il silenzio, ma se proprio devo scegliere credo che una certa musica elettronica si presti molto alla concentrazione. Mi riferisco a gruppi che mi aiutano a rilassarmi, ad esempio trovo molto appropriati certi dischi degli Orbital...

D: Quali consigli e suggerimenti vorresti dare ad un aspirante scrittore?
R: Innanzitutto consiglierei di non demordere, soprattutto quando arriveranno le risposte negative (perché quelle arrivano sempre). Si deve insistere e credere nel proprio lavoro, sempre. Inoltre consiglio vivamente di non pubblicare libri a proprie spese. Un esordiente deve sempre fare i conti con la voglia di emergere, che spesso porta a fare errori per via della fretta che ha nel farsi notare. Il consiglio che mi sento di dare è di pazientare e continuare a scrivere e a leggere, senza voler bruciare i ponti, poiché è meglio tenere la propria opera in un cassetto ed attendere il momento propizio, piuttosto che svenderla al primo commerciante di libri che si prende gioco delle passioni di un giovane scrittore.

D: Concordo pienamente con te. Sai che ogni intervista si chiude con una sfida ai nostri lettori/potenziali scrittori, tu hai pensato alla tua?
R: Provate a giocare con la lingua italiana, riscoprite il vostro dialetto e divertitevi a imbastardire la lingua. Andate dai vostri parenti o dai vostri amici e chiedete che cosa vuol dire questo o quel termine, riscopritene l'uso e rimettetelo in circolo se lo danno per spacciato. La lingua deve essere viva, e per tenerla in vita bisogna reinventarla continuamente, starle col fiato addosso, non permetterle di fossilizzarsi in rigidi cliché che la rendono più simile al linguaggio dei burocrati che a quello dei poeti. Prendete insomma il lettore per mano e portatelo in una foresta di suoni e rumori a lui sconosciuti, ma siate bravi nel saperglieli poi insegnare e tramandare.

D: Grazie Simone per la tua interessante sfida. Hai un blog o un sito dove i nostri utenti possono scriverti o venirti a trovare?
R: Ho sia lo space che il blog.
Inoltre c'è la mia pagina personale sul sito del progetto scrittori sommersi.

Volete essere ospiti della nostra rubrica, scrivetemi davide.giansoldati [at] gmail.com.

Davide

Nessun commento: