sabato 28 marzo 2009

Il Gigante Egoista: storytelling, primo discorso



E' iniziato il mio percorso avanzato nel Toastmasters: il tema comune ai miei prossimi cinque discorsi sarà lo story telling.

Il primo progetto è "The Folk Tale": folk tales are popular and easy to tell. Read the story and analyze its structure. What is the plot? How does the action flow. Where is the climax? Why is the story appealing. Become familiar with the scenes and characters and help the audience visualize them. Learn the story so thoroughly that you can tell it from memmory. Use gestures and your voice to add impact to the story, paying careful attention to tempo, rhythm, inflection, pauses and volume.

Ho scelto di raccontare una fiaba di Oscar Wilde che conosco fin da quando avevo 8 anni e che già allora, mi aveva colpito molto: Il Gigante Egoista.
L'ho letta e riletta, fatta mia, adattata portando alla luce certe parti e lasciandone da parte altre.

Ecco come si è trasformata...

Vi ricordate quando da piccoli, finita la scuola, andavate a giocare nei giardini?
Ascoltate questa storia, perché quello che vi sto per raccontare, sarebbe potuto accadere ad ognuno di voi...

Tutti i giorni, i bambini, finita la scuola andavano a giocare nel giardino del gigante.

Il giardino era grande, bello, coperto di tenera erbetta verde. Gli alberi erano rigogliosi e gli uccellini cantavano felici.

Del suo proprietario, il Gigante, nessuna traccia.

Dopo sette anni, il Gigante tornò e vide i bambini che giocavano nel suo giardino: "Che fate qui!", tuonò con la sua forte voce.
I bambini spaventati scapparono.
"Questo è il mio giardino!", urlò, quindi costruì delle mura altissime tutto intorno e vi affisse un cartello: "Gli intrusi saranno puniti"

Sapete, era proprio un Gigante Egoista.

I bambini non sapevano più dove giocare: la strada era pericolosa e piena di sassi.
Non c'erano altri giardini, così si trovavano all'ombra di quelle mura e dicevano tra loro "Ah come eravamo felici..."

Poi arrivò la primavera: ovunque era un arcobaleno di colori e un'orchestra di suoni.

Soltanto nel giardino del gigante egoista era ancora inverno.

Una volta un fiore mise fuori la testa, ma alla vista del cartello, provò tanta pietà per i bambini, che si ritrasse e si addormentò.

Solo la Neve e il Ghiaccio erano soddisfatti: si sentivano a loro agio in quell'inverno perenne, così invitarono anche la Grandine e il Vento del Nord.

Il Gigante non riusciva a capire cosa stesse succedendo e si chiedeva spesso perchè la primavera tardasse tanto ad arrivare.

La primavera non arrivò, nemmeno l'estate né l'autunno.
Era sempre inverno.

Un bel giorno, il Gigante si svegliò e senti gli uccellini cantare di nuovo.
Si precipitò alla finestra e vide gli alberi in fiore. I ragazzi erano riusciti ad entrare da un piccolo passaggio e stavano giocando nel giardino: ridevano e scherzavano seduti sui rami degli alberi.

Solo in un angolo regnava ancora l'inverno.

Era l'angolo più remoto del giardino: lì c'era un bambinetto più piccolo degli altri che non riusciva a salire sull'albero.

L'albero cercava di protendere i suoi rami verso il basso, ma il bambino era troppo piccolo e piangeva, piangeva, piangeva.

A quella vista, il cuore del Gigante si intenerì.
"Ora so perché la primavera non voleva venire"
Il Gigante era veramente addolorato: uscì dalla casa e si diresse verso il bambinetto.

Quando gli altri ragazzini lo videro, scapparono via spaventati.
Scapparono tutti tranne il bambinetto, i suoi occhi erano così colmi di lacrime che non videro arrivare il Gigante.

Il Gigante, lo prese delicatamente tra le mani, lo appoggio sull'albero che all'improvviso fiorì.

Ora c'era la primavera ovunque e gli uccellini cantavano felici.
Il bambino allungò le braccia, si strinse al collo del Gigante e lo baciò.

Quando gli altri bambini capirono che il Gigante non era più cattivo, tornarono a giocare.

"Ora questo è il vostro giardino. Venite a giocare tutte le volte che volete."
Poi il Gigante abbatté mura e cartello.

Alcune ore dopo il Gigante chiese ai bambini: "Dov'è il vostro piccolo amico? Quello che ho aiutato a salire sull'albero?" Il Gigante lo amava più di tutti, perché l'aveva baciato.
"Non lo sappiamo", risposero i bambini. Nessuno di loro l'aveva mai visto prima.

Ogni giorno i bambini, finita la scuola, venivano a giocare nel giardino, ogni giorno il Gigante aspettava quel bambinetto, ma nessuno lo vide più.

Gli anni passarono e il Gigante divenne vecchio e debole.
Sedeva in una grande poltrona e guardava i bambini giocare.

Una mattina d'inverno, guardò fuori dalla finestra e vide che, nell'angolo più remoto del giardino, c'era un albero in fiore.
Il Gigante corse verso quell'albero pieno di gioia: ai suoi piedi c'era il bambinetto che non vedeva da così tanti anni.

Quando si avvicinò, si fece però rosso di collera e rabbia.
"Chi ha osato farti questo?"
Il bambino aveva segni di chiodi sulle mani e sui piedi.
"Chi è stato? Dimmelo e lo ucciderò con la mia spada."
"No", rispose il bambino, "queste sono le ferite dell'amore"
Il Gigante sentì una grande forza provenire da quel bambino e si inginocchiò.
"Un giorno mi lasciasti giocare nel tuo giardino, oggi verrai a giocare nel mio, il Paradiso."

Quando, nel pomeriggio, i bambini arrivarono nel giardino per giocare, trovarono il Gigante morto, ai piedi dell'albero, tutto coperto di fiori candidi.

Davide Giansoldati
(Basato su un racconto di Oscar Wilde)

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