Molto spesso è difficile immedesimarsi negli occhi del protagonista e descrivere il mondo come lui lo vede.
Al lettore, a cui non sfugge nulla, questa "svista" non passa inosservata e la nostra narrazione rischia di diventare poco credibile.
Per fare pratica ed esercitarsi a guardare con gli occhi dei protagonisti, provate a immedesimarvi in queste situazioni
- Una formica che vede una mollica di pane
- Un'aquila che vola alta nel cielo sopra le montagne
- Un fiammifero e un barbecue
- Un'onda che si infrange sugli scogli
A voi carta e penna ;-)
2 commenti:
Una formica che vede una mollica di pane.
Flora la formica passeggiava lungo il viale alberato che portava alla fontana. Ad un tratto vide davanti ai suoi occhi una roccia. Era grande, bianca dai contorni irregolari con tanti minuscoli crateri sulla superficie. Quasi meravigliata da quella visione, inizialmente pensò si trattasse di un enorme meteorite caduto sulla terra. Incuriosita, Flora si avvicinò e si rese conto che la grande e maestosa roccia somigliava tanto ad una nuvola vaporosa color bianco latte.
Toccò la creatura con la zampa e solo allora realizzò che si trattava di una mollica di pane, pane fresco e morbido, gustoso, fragrante,proprio come piaceva a lei.
La piccola formica vi si avvinghiò e prese un boccone. Assaporò lentamente quel pezzo di pane, era delizioso. Poi decise che l’avrebbe portato nella sua tana. Cominciò a spingere sperando di smuoverla ma l’enorme mollica non si mosse di un millimetro. Provò e riprovò ancora con tutte le sue forze ma invano. Esausta, rassegnata e sudata Flora si allontanò, promettendosi che sarebbe tornata qualche minuto dopo con i rinforzi. Arrivata alla bocca della tana, con un fischio chiamò Gina e Nicoletta.
-Venite, dovete aiutarmi! Ho trovato una grande mollica di pane. E’ così grande che potrà sfamarci per l’intero inverno!
-Sei la solita Flora. Esageri sempre! Rispose Gina.
-Ma stavolta dovete credermi, è la verità. Gridò Flora e riuscì a convincere le sue compagne.
Ma quando tornarono sul viale videro un uccello planare con le sue grandi ali. Con un movimento veloce del becco afferrò la mollica di pane e la portò via. Flora restò delusa a guardare il cielo. Fu l’ultima volta in cui vide una mollica di pane grande quanto un meteorite.
Mari
Un'aquila che vola alta nel cielo sopra le montagne
Sono fermo sul ciglio di uno strapiombo, gli artigli ben piantati sulla roccia. Osservo l’orizzonte, sono pronto, eccomi, spalanco le ali e con uno scatto veloce mi libro in volo. Che meraviglia! Che giornata splendida, il cielo è azzurro e limpido, non ci sono nuvole. Il sole è già alto, la luce accecante. Osservo Il paesaggio. Montagne alte dalle cime innevate, valli e terreni ricoperti di verde, boschi, foreste. Alberi alti e pieni di foglie. Passi, pianure ricoperte da un manto di diverse tonalità di verde. Strade e lunghi tornanti avvolgono, legano e stringono le montagne come lunghi nastri neri. Le auto che le percorrono viste da qui sembrano minuscoli rettangoli. Qua e là vedo piccole case e chalet. Lunghe lingue di fiume serpeggiano per le valli, grandi laghi si allargano sulle pianure. Sono in alto, potrei toccare il cielo con le piume, sono al disopra di tutto e tutti. Sono il re del cielo e dell’universo.
Un fiammifero e un barbecue
Un fiammifero conosce sin da bambino il suo compito, la sua funzione, il suo destino. Quindi non fa troppe storie quando si trova davanti ad un barbecue. Forse..
Fino il fiammifero, quel giorno dormiva tranquillo e beato nella sua scatola assieme ai suoi dieci fratelli. Ad un tratto si sentì sballottare e capì che qualcuno aveva preso tra le mani la scatoletta di fiammiferi. Una forte luce accecò Fino ed i suoi fratelli. L’uomo dai capelli scuri e dai lunghi baffi aveva aperto la scatola. Con le sue grosse dita afferrò Fino.
-Addio ragazzi, è arrivato il mio momento! Vi voglio bene, buona fortuna.. Singhiozzò Fino.
-Nooo Fino! Non andar viaaaaaaaa! Gridarono all’unisono i suoi fratelli e l’uomo dalle grosse mani richiuse la scatola.
Fino si sentiva braccato tra le dita di quell’uomo. Si girò e vide davanti ai suoi occhi il barbecue. Era grande, tondo, colmo di carbone. Vi era poggiata su una graticola. L’uomo la sollevò e la poggiò sul tavolo di legno, insieme a Fino.
-Ecco qua! Esordì l’uomo soddisfatto, spruzzando con dell’alcool puro il carbone. Poi afferrò il piccolo fiammifero, lo strofinò con forza sul lato della piccola scatola. Una scintilla s’illuminò e a Fino cominciarono a bruciare i capelli.
- Poveri i miei capelli, pensò rassegnato.
E con una spinta volò verso il barbecue scatenando una grande fiamma.
Un’onda che si infrange sugli scogli
Quel giorno il vento soffiava violento ed il mare era agitato. L’onda non si fermava un attimo, era in continuo movimento. Avanti indietro, avanti indietro, ritmicamente. Era instancabile, si muoveva all’infinito. Lo scoglio fermo e immobile subiva quel getto continuo di acqua. Era infreddolito, tremava. Non poteva spostarsi, doveva solo aspettare con pazienza che il vento si calmasse e così anche il mare.
L’onda si allontanava per qualche secondo e poi ritornava impetuosa, tumultuosa, cadendo violentemente contro di lui. Lo scoglio sentiva il peso dell’acqua e ad ogni caduta, sospirava. Gli spruzzi di schiuma scintillavano in aria, accanto a lui l’acqua e il vento creavano grandi vortici oscuri. Il cielo era grigio, le nuvole si spostavano velocemente ma non davano alcuna possibilità al sole di fare capolino. Lo scoglio strinse i denti, ripetendosi che ce l’avrebbe fatta, che in fondo erano solo spruzzi di acqua gelida che si infrangevano contro di lui. Ma ad un tratto, dopo l’ennesimo schiaffo sul volto, stanco ed irritato urlò: Bastaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!
E l’onda impaurita finalmente si fermò.
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